Puntuali come ogni anno a dicembre arrivano i dati Istat sulla popolazione italiana: usi, costumi e soprattutto consumi di un Paese analizzato in ogni sua espressione.
Non sono cattive notizie quelle che arrivano dall’organo di rilevazioni statistiche più importante d’Italia, o almeno non del tutto: nel 2017, anno di riferimento, è stato registrato per le famiglie un aumento del reddito pari al +2,6% (da +2,0%) in termini nominali (rallenta però in termini reali, cioè come potere d’acquisto, da +2,1% arriva a +1,2%). Il reddito medio è stato calcolato in 31.393 euro per famiglia (2.616 euro al mese).
Sono dati da analizzare, soprattutto alla luce del fatto che rispetto al 2007, l’anno che ha segnato ufficialmente l’inizio della grave crisi economica che ha travolto il pianeta, la contrazione dei redditi è ancora molto alta. E, ancora una volta, è al Sud che si registrano i cali più preoccupanti, con un reddito medio più basso dell’11,9% (nel Nord-Est lo stesso dato è pari al 6%).
Mentre i redditi da lavoro autonomo e i redditi da pensioni e/o trasferimenti pubblici sono cresciuti del 3,1% e del 2,0%, i redditi da lavoro dipendente sono diminuiti dello 0,5% (non succedeva dal 2013). Inoltre, i redditi da capitale sono aumentati del 4,4% grazie all’incremento degli affitti figurativi.
Rimane il tema della disuguaglianza sociale: il reddito totale delle famiglie più abbienti continua ad essere più di sei volte quello delle famiglie più povere. Ferma al 20,3% la quota di persone a rischio povertà.
Lievi incrementi di reddito per le persone che vivono da sole, per le coppie senza figli e per le famiglie con un figlio solo, mentre le famiglie monogenitore hanno riscontrato una riduzione. Un dato, questo, che non sorprenderà nessuno, in un Paese poco abituato a forti misure di sostegno alla famiglia.